Le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente rappresentati dai segretari confederali Nicoletta Rocchi della Cgil, Raffaele Bonanni della Cisl, Antonio Foccillo della Uil, Ulderico Cancella Ridossi della Cisal, Pietro Serbassi Confsal, Marco Benvenuti della Ugl e Gianni Infelici della Dirstat si sono incontrati con il Presidente dell’Anas ing. Vincenzo Pozzi, accompagnato dai Consiglieri di amministrazione prof. Alberto Brandani, Ing. Giovan Battista Papello, Arch. Mario Virano, dal Direttore generale Ing. Francesco Sabato e dal Segretario Generale Ing. Raffaele Spota.
Nel corso dell’incontro, richiesto dai segretari confederali, è stato valutato quanto previsto dalla legge Finanziaria in materia di viabilità ed è stata riaffermata la necessità di mantenere l’unitarietà strutturale dell’Anas per consentire la tutela del pubblico interesse a garanzia della sicurezza di tutte le infrastrutture viarie attualmente in capo all’Anas stessa.
Alla richiesta dei sindacati di rendere esplicita la valutazione del management aziendale in proposito, il Presidente Pozzi ha confermato la volontà e l’interesse della Società a non disperdere la competenza maturata in settantacinque anni di servizio alla Nazione e la volontà di conservare i livelli di occupazione aziendale.
I sindacati contestano che l’equilibrio dei sistemi di gestione della viabilità nazionale possa avvenire attraverso il frazionamento delle competenze operative, dividendo l’Anas in una specie diversificata di Bad and Best Company. D’altronde è stato rilevato nel corso del lungo dibattito, che la volontà di alcune amministrazioni regionali di restituire ad Anas le competenze gestionali su strade a loro devolute con la Legge Bassanini, è dimostrazione della sua capacità di lavorare positivamente nella gestione delle strade, sfruttando, secondo economie di scala, professionalità, progettualità e tecnologie adeguate. Nello stesso tempo forti perplessità sono state sollevate nell’individuazione di tratte oggetto di primaria attenzione, relegando altre – di indubbio valore sociale – al rango minore di subspecie dell’interesse nazionale e collettivo, ridimensionando il valore fondamentale che la strada ha nello sviluppo economico e sociale della Nazione.
L’Anas è stata in grado in questi anni di saper contemperare esigenze nazionali e crescita locale, dimostrando che la socialità della strada è un bene primario, favorisce sviluppo e crea ricchezza.
Anche per questo i sindacati confederali si oppongono ad ogni ipotesi di frazionamento delle competenze dell’Anas, perché ritengono che, ammesso e non concesso che siano opportune operazioni di riduzione del rapporto deficit/Pil utilizzando il patrimonio stradale, tali operazioni non debbano avvenire a scapito dell’Anas, diminuendo, nei fatti, il suo livello di capitalizzazione.
Il presidente dell’Anas ing. Pozzi ha confermato quanto ha già dichiarato a diversi organi di stampa: “Deve essere attentamente valutato il know-how dell’Anas ad acquisire i diritti di concessione che il Ministero dell’Economia pensa di conferire a pubblici soggetti, completando quel percorso che ha trasformato l’Anas in società per azioni e, nello stesso tempo non ha permesso di rendere compiuta l’azione della società con gli atti necessari per garantire la sua autonomia”.
A loro volta i sindacati si sono dimostrati molto perplessi circa una graduale privatizzazione dell’Anas che – caso unico nel mondo occidentale - dilapiderebbe il patrimonio di conoscenza tecnica e di manutenzione ordinaria e straordinaria del sistema stradale.
Il presidente Pozzi ha assicurato che sarà mantenuto un confronto costante sul piano industriale e sulle misure in esso contenute, per alcune delle quali il sindacato ha confermato le sue perplessità. Egli ha inoltre ribadito che le partecipazioni azionarie dell’Anas in sistemi di project financing, la ricollocazione dell’azienda nella pubblica amministrazione fuori dal mercato, le ipotesi di societarizzazione non toccheranno l’integrità dell’azienda né produrranno limitazioni occupazionali o rivisitazione dei contratti di lavoro.
Roma, 15 ottobre 2004