Riciclo del polverino di gomma proveniente da PFU (Pneumatici Fuori Uso)
La nostra priorità è realizzare strade sicure, silenziose, performanti e sostenibili. Per questo le attività di Anas sono indirizzate allo sviluppo di soluzioni innovative per il miglioramento delle prestazioni delle strade dal punto di vista dell'affidabilità, della sicurezza, del comfort per gli automobilisti e della sostenibilità ambientale. Ciò si traduce, per esempio, nell’utilizzo di materiali riciclati che, insieme a nuove modalità di posa in opera, comportano una notevole riduzione delle emissioni e del consumo di materiali vergini.
Di recente abbiamo avviato una sperimentazione, in collaborazione con Università di Pisa, Ecopneus e altre società del settore, per il rifacimento di un tratto di pavimentazione della S.S 73 “Senese-Aretina”, nell’ambito di un piano sperimentale di risanamento acustico.
La sperimentazione ha previsto l’utilizzo di diverse miscele per i tappeti di usura, prodotte e poste in opera a temperature più basse rispetto a quelle dei tradizionali conglomerati a caldo, utilizzando le tecnologie cosiddette “a tiepido” o “warm”, e composte, oltre che da aggregati e bitumi di primo impiego, da polverino di gomma proveniente da PFU (Pneumatici Fuori Uso).
I primi risultati dei test hanno dimostrato che l’impiego di tecnologie e materiali eco-compatibili per la realizzazione di strati di usura a bassa emissione sonora rappresentano oggi la soluzione tecnica che centra meglio gli obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale e delle emissioni gassose in atmosfera, consentendo di ridurre le temperature necessarie al confezionamento e alla posa in opera dei conglomerati bituminosi, pur utilizzando le medesime attrezzature, e assicurando prestazioni in esercizio prossime a quelle delle tradizionali miscele “hot”.
D’altra parte, il contenimento delle temperature e dell’emissione di fumi durante le operazioni di stesa, soprattutto in contesti urbani, richiede l’impiego sempre crescente delle tecnologie “warm” come valida alternativa alle tecniche tradizionali “hot”, che risultano di maggiore impatto sull’ambiente.
Durante la posa in opera delle miscele sperimentali particolare cura è stata dedicata agli aspetti di salvaguardia della salute dei lavoratori. Difatti sono state eseguite misure ambientali e biologiche volte a determinare i livelli di esposizione inalatoria e cutanea degli addetti alle lavorazioni. L’indagine ha evidenziato nel complesso livelli di esposizione confrontabili con i dati sulla posa in opera di conglomerati tradizionali. In particolare, per i parametri di esposizione del personale ai metalli alle polveri inalabili ed ai composti organici volatili sono stati misurati valori ampiamente inferiori ai valori limite di esposizione professionale.